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 Il settecento fantastico.

L’ORACOLO.
SELVAGGIA E DAMETA E …LA MADAMA DEL INCHIOSTRO




Una farsa del signor Saint Foix nella traduzione inedita dell’Ab. Melchiorre Cesarotti
e un inedito intermezzo musicale di anonimo per alto, basso, strumenti e basso continuo.
 
Antichi pastori, una fata, un principe,  una principessa, una bizzarra profezia.
 Incantate figure inanimate, o meglio litigiosi “fantocci,” prendono vita per via delle magie di Fata Sovrana, premurosa mamma di Alcidoro. La realtà scenica dell’intermezzo diviene la finzione della farsa e gli spettacoli da due diventano uno.

 Nell’intermezzo le gelosie, si cantano gli inganni e i sospetti amorosi di  due virgiliani pastori: Selvaggia è giovane e spensierata, scaltra e civettuola; Dameta, invece (che a un certo punto incontrerà una  -tutta settecentesca- ingannevole Madama del Inchiostro, che altri non  è che Selvaggia travestita) è vecchio e geloso.  

Nella farsa, Fata Sovrana, per liberare il figlio dalla malevola profezia dell’Oracolo, fa rapire Lucinda, principessa ancora in fasce di un regno vicino. Con rapidi tratti narrativi si assiste all’inaspettato incontro tra Alcidoro e  la bella Lucinda; alla scoperta dell’artificio escogitato da Fata Sovrana per salvare il figlio dalla triste predizione; al corteggiamento e al lieto fine…..sempre con i pastori ..... in scena!!