Il Filosofo Anselmo e Lesbina di Lorenzo
Gibelli
Lorenzo
Maria Petronio Gibelli,o Gibellone dalle belle Fughe, ( come dall’intestazione
di un suo ritratto), fu importante personaggio di quella Bologna musicale brulicante
di teatri che, in pieno settecento, sostenuta anche dai mecenatismi e dalle
passioni di alcune importanti nobili famiglie, come gli Albergati, i Pepoli, i
Malvezzi e i Zambeccari, si muoveva sulle orme di Padre Martini. Nato il 24 novembre
del 1718, morì il 5 dello stesso mese del 1812.
Fu cantante, maestro al cembalo
(incarico che ebbe al Teatro Comunale), compositore, maestro di cappella di
varie chiese (tra cui San Petronio, San Salvatore, Madonna di Galliera, San
Giovanni in Monte) e, nell’ultima parte della sua vita, al tempo delle soppressioni napoleoniche, fu
nominato insegnante di canto presso la nuova istituzione musicale cittadina che
prese il nome di Liceo Filarmonico. Qui, tra i suoi allievi, ebbe il giovane e
talentuoso Gioacchino Rossini e il Cavalier Giovanni Crescentini, castrato, che
Napoleone chiamava sommo cigno Italiano.
L’intermezzo
Il Filosofo Anselmo e Lesbina, probabilmente del 1744 ( o 1746), è in due parti,
per due personaggi (Lesbina,canto e Anselmo,tenore),
2 violini e basso continuo. È ambientato in epoca corrente, quella in cui le
convulsioni amorose delle dame e delle cameriere, i corteggiamenti e gli
ammiccamenti facevano parte di quella
che tanti commediografi e musicisti del tempo definivano una malattia universale. I sintomi erano gli
amori intricati o gli intrighi amorosi che spesso ( per complicare e
vivacizzare le cose) accadevano tra soggetti contrapposti per ricchezza, per
età, per ceto o cultura. Passioni amorose in cui si desidera ardentemente,si trama, si inganna, si equivoca,ma che spesso
vengono interrotte da fragorose liti
finali, come nel caso di Anselmo e Lesbina.
La
trama
Nel
pieno di una profonda considerazione esistenziale, il filosofo Anselmo,
incontra Lesbina, o meglio vede arrivare una donna. Vorrebbe nascondersi ma non
riesce ad evitare l’incontro e quando è costretto a parlarle la invita di stare
alla lontana…, non sia mai che
invisibili atomi femminili possano contaminarlo; se fosse lui l’ultimo uomo
della terra si finirebbe il mondo. Ma
Lesbina, invaghita di lui, lo incalza e decisa gli chiede: che farebbe, se una donna gli dichiarasse tutto
il suo ardore? Lui risponde , ….che la rinfrescherebbe con l’acqua fresca. Lesbina
è stizzita da una risposta così irritante, ma Anselmo, sereno, risponde che nella filosofia non v’è precetto
che obblighi all’affetto. Il lampo dell’inganno attraversa Lesbina: se la filosofia dunque obbligasse ad amare,
amereste??C’è giusto uno studente , ai piedi delle scale, che potrebbe
disputare con il filosofo. Anselmo accetta e promette che, se sarà convinto che
amare è filosoficamente giusto, aprirà il suo cuore all’amore e pregherà il
Cielo d’innamorarsi (Platone e l’amor platonico, Aristotele e gli stoici, sono
più volte nominati nel corso dell’operetta). Lesbina parte. Il tempo di qualche
battuta e torna camuffata da studente. Ingaggia la disputa, parla di morte, di
figli, di naturali temperamenti e il
filosofo Anselmo si ritrova battuto; poco male, tanto come può correre il
rischio di innamorarsi? come può trovare , in questo mondo fatto di
vanità, qualcuna che a lui possa piacere?
Lo studentello invece, gli propone di
incontrare una giovane che lui conosce, onesta
e senza catarri in testa.
Il
secondo intermezzo si apre con la visita alla Dama. Un impacciato Anselmo
affronta la padrona di casa. Colpito dalla sua avvenenza considera Se è dotta quanto è vaga, … è un portento .
E così, risolti i preamboli di cortesia, il filosofo comincia a chiederle se è
letterata, se studia la Grammatica, la Umanità, la Rettorica e la Filosofia. La
Dama risponde con garbo e sempre affermativamente, e della Filosofia, dice che
apprezza soprattutto la Morale. Anselmo è trafitto e dichiara non solo il suo amore ma che vuole
il testimonio per stabilire subito il matrimonio. Lesbina, accetta, ma ad una
condizione, che ella possa continuare a fare tutto quello che ha sempre fatto.
Anzi, considera Anselmo, deve essere sostenuta in questo; tanto, lei, si
diletta sempre e solo nello studio delle scienze. Ma, a promessa ottenuta la
Dama rivela la sua vera identità, quella di Lesbina, e promette che sarà sempre compagna fedele, ma
mai serva o schiava. Anselmo non comprende il perché di queste parole. Chiede
spiegazioni. Lesbina allora gli risponde ricordandogli l’accordo a lasciarle fare quello che ha
sempre fatto; Anselmo ribadisce che di certo la lascerà studiare, e curare
tutti i suoi interessi nello studio. Ma Lesbina: no, il Filosofo s’inganna, lei
vuole andare alle feste a ballare e cantare tutta la notte, stare in allegria e
stare poco in casa. Anselmo sbalordisce:Moglie
mia non son si matto…intendo il … matrimonio..disfatto…poi che vanarella …. vi
scorgo.. Lesbina si rende conto di aver esagerato e si dichiara pentita e
innamorata, ma Anselmo, è irremovibile e
non la vuole più, e l’intermezzo, come
la storia d’amore, finisce in litigio.